al caffè italiano
..allora,prendiamoci il tempo per un caffè italiano,nella folle corsa quotidiana è al caffè che,garbatamente si mette in moto la discussione sul disastro che viviamo,il peggiore è non prendersi il garbato tempo per discutere di cose serie,interessanti ma serie....per questo vi invito nella leggerezza di un caffè preso assieme e senza utilitarismi e personalismi così cari all'uomo moderno ma così invisi a me ed alle persone con cui intendo sorseggiare un caffè assieme...assieme.
venerdì 28 ottobre 2011
lunedì 10 ottobre 2011
DEMOCRAZIA DEL LAVORO
DAL BORDELLO NEL QUALE SIAMO STATI GETTATI A
SEGUITO DELLA SCONFITTA (SI BADI BENE: SCONFITTA
MILITARE, NON DELLE IDEE) DEL 1945, C’E’ UNA VIA D’USCITA?
DEMOCRAZIA
DEL LAVORO (Per intenderci quella MUSSOLINIANA)
dI Filippo Giannini
L’11 marzo 1945, il fondatore del Partito
Comunista d’Italia, Nicola Bombacci, parlando al Teatro Universale, di
fronte alle Commissioni interne degli stabilimenti industriali, fra l’altro affermò:
<Il socialismo non lo farà Stalin, ma
lo farà Mussolini che è socialista>. E il 13 marzo successivo, parlando
allo stabilimento industriale dell’Ansaldo, di fronte a più di mille operai
disse: <Fratelli di fede e di lotta,
guardiamoci in viso e parliamo pure liberamente: voi vi chiedete se io sia lo
stesso agitatore socialista, comunista, amico di Lenin, di vent’anni fa?
Sissignori, sono sempre lo stesso, perché io non ho rinnegato i miei ideali per
i quali ho lottato e per i quali, se Dio mi concederà di vivere ancora, lotterò
sempre. Ma se mi trovo nelle file di coloro che militano nella Repubblica
Sociale Italiana, è perché ho veduto che questa volta si fa sul serio e che si
è veramente decisi a rivendicare i
diritti degli operai>.
Quale era la strada intrapresa da Nicola Bombacci? Per giungere allo Stato Organico, alla Socializzazione
dello Stato, il passaggio era (ed ancora oggi dovrebbe essere) lo Stato
Corporativo.
Michaal Shanks, economista di
vasta esperienza internazionale, già direttore della Commissione europea degli
affari sociali e presidente del
Consiglio nazionale dei consumi, nel suo libro What is wrong with the modern world? (Cosa c’è di sbagliato nel mondo moderno?) indica lo Stato
Corporativo di Mussolini, di fronte al persistente crisi del liberismo e del
marxismo, come l’unico modello per uscire dalle contrapposizioni vigenti nella
Democrazia Parlamentare. Non c’è alternativa, conclude l’economista inglese: o
lo Stato Corporativo o lo sfascio dello Stato.
Oggi, anno 2011 Era LXVI dello Stato Sfascista, siamo giunti allo Sfascio dello Stato.
È sotto gli occhi di tutti (a parte di coloro che ne godono i privilegi)
le ingiustizie e le disuguaglianze che consentono e alimentano una società
basata su sistemi liberali in politica e liberisti in economia. Questi sistemi
sostenitori di una libertà che si trasforma in anarchia dove solo il più svelto, il più spregiudicato, il più
privo di scrupoli, il più prepotente, il più imbroglione, il più ricco prevale
su tutti. E ancora una volta ricordiamo l’ammonimento di Benito Mussolini: <La corruzione non è NEL sistema, ma è DEL
sistema>, e possiamo aggiungere che
ciò è ampiamente comprovato. Allora, giusto come ha scritto il giornalista
Franco Monaco: <Per rifare l’Italia,
per rifarla Nazione bisogna mandare all’aria anzitutto i partiti. Perché una
vera democrazia è cosa ben diversa da quella di loro comodo, grottesca
impalcatura di gole profonde. Una vera democrazia non può fondarsi che sulla serietà pura e
semplice del lavoro, quindi su una rappresentanza chiara, diretta e responsabile
di tutte le categorie produttive>.
Ora un po’ di storia.
Prima con il Lodo di Palazzo
Vidoni dell’ottobre 1925, poi con la Carta
del Lavoro presentata il 21 aprile 1927 (sì, signori, addirittura più di
ottanta anni fa) codificava, per la prima volta al mondo, i rapporti fra capitale
e lavoro, cioè fra il proprietario di un’azienda e il lavoratore, basava
l’intero sistema sulla collaborazione di
classe in contrapposizione all’allora vigente lotta di classe, rendendo, in pratica, due forze non più
ferocemente antagoniste, ma collaborative nel comune interesse. Di nuovo Franco
Monaco (Quando l’Italia era ITALIA,
pag. 47): <Questa unitarietà di
comportamento dei datori di lavoro e dei lavoratori non poteva essere basata
che su una loro uguaglianza totale: giuridica, politica ed economica. Perciò
l’ordinamento corporativo ridimensionava il capitale, gli toglieva la vecchia
arroganza padronale, lo faceva diventare strumento tecnico dell’economia, senza
per altro mettere in discussione la proprietà privata>. La Carta del Lavoro fu la premessa
legislativa necessaria per l’impalcatura dell’apparato corporativo. Con la
creazione nel luglio 1926 del Ministero delle Corporazioni, nel 1930 vide la
luce il Consiglio Nazionale delle Corporazioni.
L’insieme dell’edificio corporativo andava costruito in tempi assennati
perché sottoposto a continue verifiche, limature, variazioni, aggiunte. A
seguito di ciò, con la legge del febbraio 1934 il sistema corporativo appariva
quasi compiuto, mancava solo la sostituzione della ormai praticamente esautorata
Camera elettiva con un organo espresso dalle corporazioni. Le elezioni
plebiscitarie a lista unica, nel marzo 1934 e conseguente impresa etiopica,
avevano probabilmente ritardato la variazione istituzionale e la creazione del
nuovo assetto rappresentativo corporativo.
Nel 1939 entrò in funzione la Camera dei Fasci e delle Corporazioni,
organo legislativo e rappresentativo, con 600 deputati chiamati Consiglieri
Nazionali.
La nascita dello Stato Corporativo rappresentò il tentativo di superare
i limiti del così detto Stato liberale e l’incubo dello Stato sovietico. Il
Secondo conflitto mondiale infranse l’esperimento in una fase che era già
cruciale a causa dell’isolamento internazionale provocato dalle sanzioni e
dall’autarchia. Così si espresse il Direttore de Il Giornale d’Italia in un vecchio articolo.
Il Dottor Sebastiano Barolini di Pontinia
(Lt) ha scritto che ha avuto la ventura di studiare il Diritto Corporativo che pone l’uomo al centro della Società e,
riassumendo: 1) Ridimensionamento dello strapotere dei padroni attraverso la
partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese; 2) Partecipazione
dei lavoratori agli utili delle imprese; 3) Partecipazione dei lavoratori alle
scelte decisionali onde evitare chiusure di aziende o licenziamenti improvvisi
senza che ne siano informati per tempo i dipendenti, i quali sono interessati a
trovare altre soluzioni atte a non perdere il posto di lavoro; 4) Intervento
dello Stato attraverso i suoi funzionari immessi nei consigli di amministrazione
allorquando le imprese assumono interesse nazionale a maggior difesa dei
lavoratori (altro che l’intervento di Marchionne); 5) Diritto alla proprietà in
funzione sociale e cioè lotta alle concentrazioni immobiliari e diritto per
ogni cittadino, in quanto lavoratore, alla proprietà della sua abitazione; 6)
Diritto alla iniziativa privata in quanto molla di ogni progresso sociale di
contro all’appiattimento collettivista e alle concentrazioni capitaliste; 7)
Edificazione si una giustizia sociale che prelevi il di più del reddito ai
ricchi e lo distribuisca fra le classi più povere attraverso la previdenza
sociale, l’assistenza gratuita alla maternità e all’infanzia, le colonie marine
e montane per i bambini poveri, l’assistenza agli anziani, il dopolavoro per i
lavoratori, i treni popolari e via dicendo; 8) Eliminazione dei conflitti
sociali attraverso la creazione di un apposito Tribunale del Lavoro in base al principio che un cittadino non può
farsi giustizia da sé altrettanto deve valere per i conflitti sociali ad
evitare scioperi e serrate che tanti danni provocano alle parti in causa ed
alla collettività nazionale; 9) Abolizione dei sindacati di classe ormai
ridotti a cinghie di trasmissione dei partiti che li controllano e creazione
dei sindacati di categoria economica con conseguente modifica del Parlamento in
una Assemblea composta da membri eletti attraverso le singole Confederazioni di
categoria dei datori di lavoro e dei lavoratori; 10) Attuazione,
particolarmente nel Mezzogiorno, della bonifica integrale, che toglie ai
latifondisti le terre incolte, le rende produttive e le distribuisce in
proprietà gratuita ai contadini poveri.
Nell’Enciclica di Pio XI Quadragesimo
anno, si legge fra l’altro: <Ciò
che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della
ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica
padronanza dell’economia in mano di pochi, e questi sovente neppure
proprietari, ma solo depositari ed amministratori del capitale di cui però dispongono
a loro grado e piacimento>. Insieme alle famose Encicliche Rerum Novarum e Centesimus Annus si può affermare che le Encicliche papali sono la
trasposizione politica dei problemi sociali che avevano proposto la Chiesa.
Quindi rivolgiamo una esortazione ai giovani, ne va del vostro futuro:
dedicatevi allo studio del Diritto corporativo e ignorate le interessate e
fraudolenti, mendaci voci che vi parlano di spinte
corporative o di iniziative
settoriali corporative. Lo Stato Corporativo è tutto l’opposto perché è
volto, attraverso l’esame dei programmi proposti dalle singole Confederazioni
di categoria, a formulare una seria e globale programmazione economica ben
diversa da quelle inconsistenti dall’attuale disonesto e incapace regime.
Siamo ora declassati a Nazione di serie B a causa dell’incapacità e
corruzione dell’attuale regime.
A dimostrazione di quanto scritto, oltre al
già citato Michaal Shanks, diamo la voce ad altri studiosi e autorità che sono al di sopra di ogni sospetto di simpatie
per il passato regime.
Un riconoscimento alla validità della proposta
corporativa venne addirittura da Gaetano Salvemini: «L'Italia è diventata la Mecca degli studiosi della scienza politica, di
economisti, di sociologi, i quali vi si affollano per vedere con i loro occhi
com'è organizzato e come funziona lo Stato corporativo fascista. Giornali,
riviste, periodici specializzati, facoltà di scienze politiche, di economia, di
sociologia, delle grandi come delle piccole università, inondano il mondo di
articoli, di saggi, opuscoli, libri che formano già una biblioteca di
dimensioni rispettabili sullo Stato corporativo fascista, le sue istituzioni, i
suoi aspetti politici, i suoi indirizzi di politica economica, i suoi effetti
speciali».
In questo contesto non possiamo non
ricordare che quando Mussolini, nel 1934, affermò. <L’America va verso l’economia corporativa>, disse molto meno di
quanto non si potrebbe credere. L’America non riusciva a superare la crisi
economica che l’attanagliava e Roosevelt, favorevolmente colpito dalla politica
mussoliniana, inviò attraverso Italo Balbo, <parole di apprezzamento per l’organizzazione corporativa del nostro
Paese>. In merito ha scritto Vaudagna: <In Italia intellettuali, politici e giornalisti videro nel New Deal una sorta di corporativismo in
embrione, che seguiva la strada aperta dal fascismo>. Roosevelt, nel
contesto di una economia che era sempre stata ispirata ai principi del più
sfrenato ed incontinente liberismo, introdusse , con le buone e assai più con le
cattive, il coordinamento economico da parte dello Stato, la qual cosa fu, non
a torto, valutato come un punto di svolta determinante.
Zeev Sternhell, ebreo, professore di
Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, col saggio “La terza
via fascista” (“Mulino”
1990), nel quale, tra le molte altre considerazioni, possiamo leggere:
<Il Fascismo fu una dottrina politica, un fenomeno globale, culturale,
che riuscì a trovare soluzioni originali ad alcune grandi questioni, che
dominarono i primi anni del secolo>. L’autore continua a spiegare: <Le
ragioni dell’attrazione esercitata dal Fascismo su eminenti uomini della
cultura europea, molti dei quali trovarono in esso la soluzione dei problemi
relativi al destino della civiltà occidentale>. Sono proprio le
soluzioni sociali ad attrarre maggiormente il giudizio del professore di Scienze Politiche: <Il
corporativismo riuscì a dare la sensazione a larghi strati della popolazione
che la vita fosse cambiata, che si fossero dischiuse delle possibilità completamente
nuove di mobilità verso l’alto e di partecipazione>.
Torniamo a Roosevelt. Questi aveva impostato
la campagna elettorale all’insegna del New
Deal, ossia ad un vasto intervento statale in campo economico, proponendo
un’alternativa al liberismo capitalista. Una volta eletto Roosevelt (e questo
nel dopoguerra venne accuratamente nascosto) inviò, nel 1934, in Italia Rexford
Tugwell e Raymond Moley, due fra i suoi più preparati uomini del Brain Trust per studiare il miracolo italiano.
E allora, per tornare al titolo di questo pezzo, riprendiamo uno stralcio del
lavoro di Lucio Villari: <Tugwell e
Moley, incaricati alla ricerca di un metodo di intervento pubblico e di
diretto impegno dello Stato che, senza distruggere il carattere privato del capitalismo,
ne colpisse la degenerazione e trasformasse il mercato capitalistico anarchico, asociale e incontrollato, in un
sistema sottoposto alle leggi e ai principi di giustizia sociale e insieme di
efficienza produttiva>. Roosevelt inviò Rexford Tugwell a Roma per
incontrare Mussolini e studiare da vicino le realizzazioni del Fascismo. Ecco
come Lucio Villari ricorda il fatto tratto dal diario inedito di Rexford
Tugwell in data 22 ottobre 1934 (Anche l’Economia
Italiana tra le due Guerre, ne riporta alcune parti; pag. 123): <Mi dicono che dovrò incontrarmi con il Duce
questo pomeriggio… La sua forza e intelligenza sono evidenti come anche
l’efficienza dell’amministrazione italiana, è il più pulito, il più lineare, il
più efficiente campione di macchina sociale che abbia mai visto. Mi rende
invidioso… Ma ho qualche domanda da fargli che potrebbe imbarazzarlo, o forse
no>.
Erano
gli anni che da tutto il mondo (e lo ripeto: da tutto il mondo) politici e
studiosi venivano in Italia per studiare il MIRACOLO
ITALIANO. Esattamente come oggi, vero? E chi può ci smentisca!
Andiamo verso la conclusione e citiamo di
nuovo Franco Monaco: <C’è una sola
strada da percorrere, tutta italiana, ma preclusa ai grassatori: una strada da
riprendere con un impegno non tribunizio, ma di studio e di ampia informazione
pubblica, se si vogliono veramente ricostruire i valori crollati>.
Per valori
crollati, Franco Monaco si riferisce a quelli crollati nella non troppo lontana sconfitta militare del 1945,
quando i liberatori ci imposero le
loro leggi, quelle basate essenzialmente sul valore del dollaro.
Torneremo presto sull’argomento, in quanto
convinti corporativisti.
Abbiamo ricevuto la mai che qui
sotto riportiamo, con preghiera di “farla
girare”. Cosa che facciamo con grande, grandissimo, anzi, infinito piacere.
Ed ora
leggete quanto segue:
Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato
Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio
che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava
che tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori
che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione.
Ecco com’è finita:
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498
i 22 sono: BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI
GIUSEPPE, DI PIETRO, DI TANISLAO, DONADI, EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO,
ANIELLO, MESSINA, ONAI,
MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA,
SCILIPOTI, ZAZZERA.
Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera: Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il
parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la
vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del
giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha
creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di
ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato,che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini
MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA,
SCILIPOTI, ZAZZERA.
Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera: Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il
parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la
vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del
giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha
creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di
ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato,che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini
E ai contribuenti italiani circa
150 milioni di euro l’anno.
Non ne hanno dato notizia né radio, né giornali, né TV OVVIAMENTE. Facciamola girare noi!!!
Oggi, 9 ottobre 2011 sempre LXVI Era Sfascista, il Presidente Giorgio
Napoletano ha lanciato questo monito: <Dobbiamo
ridare dignità e decoro alla politica >. La risposta data dal Parlamento
italiano il 21 settembre (risposta
poco sopra riportata), non è adeguata al monito?
sabato 1 ottobre 2011
franco vezio
25-09-2007, 13:59
"franco vezio" <EMAIL REMOVED> ha scritto nel messaggio news:...
Non c'è traccia di animate o anche tranquille discussioni che vertono
sulla presenze sul suolo Italiano di ben 90 (NOVANTA!) testate armate
nucleari....l'Informazione di un Paese che si auto-proclama
quotidiamanente " libero,democratico e blablablablabla.." .
La conclusione e constatazione che in tantissimi ci facciamo è invece di
una DITTATURA pseudo-politica/economica/sindacale/professionale che è
riuscita a deformare e schiacciare (potenza Evastante della CORRUZIONE
civile e morale nel pubblico e nel privato) qualsiasi forma di leggittima
proccupazione espressa a mezzo stampa o quant'altro.
Le centrali delle più grandi testate giornalistiche sono DA TEMPO occupate
da una censura VISCIDA e MALEFICA che fa rimpiangere le vecchie CENSURE
dei sistemi politici dittatoriali o semi-democratici che perlomeno
potevano (ai posteri) giustificarla per un ultimo fine nobile di interesse
collettivo......
Ma dov'è L'INTERESSE NAZIONALE che giustifica IL GRANDE BAVAGLIO della
DEVASTANTE POTENZA MILITARE che ospitiamo in ben 113 BASI AMERICANE?
PERCHE' non se ne può nemmeno PARLARE?
Ho una teoria tremenda in tal senso: LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI non ha
più COSCIENZA di cosa sia giusto o sbagliato,
non ha FORMAZIONE "elementare" di coscienza CIVILE e POLITICA, salvo poi
reagire in maniera stupida e scomposta, volgare ed approssimativa quando
si CADE IN UN QUALSIASI PROBLEMA di natura personale causato dal normale
malfunzionamento delle COSE PUBBLICHE E PRIVATE Italiane.
Ecco, il mio è un esempio CHE VENDUTO e PREZZOLATO non riguarda proprio
tutti, ma sempre nella mia teoria, " OGNI GIORNO ABBIAMO UN VENDUTO IN PIU
ED UNA POSSIBILITA' IN MENO DI CAMBIARE LA ROTTA".
Non trovare spunti sui giornali o anche in qualsiasi FORUM, proteste o
almeno perplessità su UNA GRAVISSIMA SUDDITANZA rispetto ai nostri COMPARI
D'ANELLO Americani che hanno da sempre trovato una FACILITA' ESTREMA per
Comprarci IN BLOCCO da milioni di pezzi .
Chiedo solo una DISAMINA fredda e pacata, di isterici e schizofrenici
(frutto naturale di una Nazione Violentata) ne abbiamo già troppi ,vorrei
che si RECUPERASSE il gusto del RISPETTO E DELL'UTILITA' delle sane
discussione, tra persone che offrono IL MEGLIO e non la Peggiore
manifestazione di disturbi Morali e/o Mentali.
90 TESTATE NUCLEARI IN ITALIA ,ARMATE E PRONTE PER L'USO:
GIUSTO/SBAGLIATO/FALSO/INESATTO....
ma per favore........PARLIAMONE!
sulla presenze sul suolo Italiano di ben 90 (NOVANTA!) testate armate
nucleari....l'Informazione di un Paese che si auto-proclama
quotidiamanente " libero,democratico e blablablablabla.." .
La conclusione e constatazione che in tantissimi ci facciamo è invece di
una DITTATURA pseudo-politica/economica/sindacale/professionale che è
riuscita a deformare e schiacciare (potenza Evastante della CORRUZIONE
civile e morale nel pubblico e nel privato) qualsiasi forma di leggittima
proccupazione espressa a mezzo stampa o quant'altro.
Le centrali delle più grandi testate giornalistiche sono DA TEMPO occupate
da una censura VISCIDA e MALEFICA che fa rimpiangere le vecchie CENSURE
dei sistemi politici dittatoriali o semi-democratici che perlomeno
potevano (ai posteri) giustificarla per un ultimo fine nobile di interesse
collettivo......
Ma dov'è L'INTERESSE NAZIONALE che giustifica IL GRANDE BAVAGLIO della
DEVASTANTE POTENZA MILITARE che ospitiamo in ben 113 BASI AMERICANE?
PERCHE' non se ne può nemmeno PARLARE?
Ho una teoria tremenda in tal senso: LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI non ha
più COSCIENZA di cosa sia giusto o sbagliato,
non ha FORMAZIONE "elementare" di coscienza CIVILE e POLITICA, salvo poi
reagire in maniera stupida e scomposta, volgare ed approssimativa quando
si CADE IN UN QUALSIASI PROBLEMA di natura personale causato dal normale
malfunzionamento delle COSE PUBBLICHE E PRIVATE Italiane.
Ecco, il mio è un esempio CHE VENDUTO e PREZZOLATO non riguarda proprio
tutti, ma sempre nella mia teoria, " OGNI GIORNO ABBIAMO UN VENDUTO IN PIU
ED UNA POSSIBILITA' IN MENO DI CAMBIARE LA ROTTA".
Non trovare spunti sui giornali o anche in qualsiasi FORUM, proteste o
almeno perplessità su UNA GRAVISSIMA SUDDITANZA rispetto ai nostri COMPARI
D'ANELLO Americani che hanno da sempre trovato una FACILITA' ESTREMA per
Comprarci IN BLOCCO da milioni di pezzi .
Chiedo solo una DISAMINA fredda e pacata, di isterici e schizofrenici
(frutto naturale di una Nazione Violentata) ne abbiamo già troppi ,vorrei
che si RECUPERASSE il gusto del RISPETTO E DELL'UTILITA' delle sane
discussione, tra persone che offrono IL MEGLIO e non la Peggiore
manifestazione di disturbi Morali e/o Mentali.
90 TESTATE NUCLEARI IN ITALIA ,ARMATE E PRONTE PER L'USO:
GIUSTO/SBAGLIATO/FALSO/INESATTO....
ma per favore........PARLIAMONE!
http://it.narkive.com/2007/9/25/6423238-re-nucleare-perch-nessuno-parla-90-testate-presenti-nelle-basi.html
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